20090209

Grazie ad una segnalazione di Zambardino a sua volta da Marco Cattaneo, direttore de Le scienze, prendo anch'io l'iniziativa di un testamento biologico in assenza di legge che lo regolamenti. Almeno rimane una traccia di quanto voglio. Milano, 9 febbraio 2009 Io sottoscritto Franco Pecchio, nato a Torino il 7 Agosto 1969, nella pienezza delle mie facoltà fisiche e mentali, dispongo quanto segue. Qualora fossi affetto: da una malattia allo stadio terminale, da una malattia o una lesione traumatica cerebrale invalidante e irreversibile, da una malattia implicante l’uso permanente di macchine o altri sistemi artificiali e tale da impedirmi una normale vita di relazione, non voglio più essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico. Nelle predette ipotesi: qualora io soffra gravemente dispongo che si provveda ad opportuno trattamento analgesico pur consapevole che possa affrettare la fine della mia esistenza; qualora non fossi più in grado di assumere cibo o bevande, rifiuto di essere sottoposto a idratazione o alimentazione artificiale; qualora fossi anche affetto da malattie intercorrenti (come infezioni respiratorie e urinarie, emorragie, disturbi cardiaci e renali) che potrebbero abbreviare la mia vita, rifiuto qualsiasi trattamento terapeutico attivo, in particolare antibiotici, trasfusioni, rianimazione cardiopolmonare, emodialisi. Sempre nelle predette ipotesi: Rifiuto qualsiasi forma di continuazione dell’esistenza dipendente da macchine. Detto inoltre le seguenti disposizioni: non richiedo alcuna assistenza religiosa; il mio corpo può essere donato per trapianti; il mio corpo può essere utilizzato per scopi scientifici e didattici. Lo scopo principale di questo mio documento è di salvaguardare la dignità della mia persona, riaffermando il mio diritto di scegliere fra le diverse possibilità di cura disponibili ed eventualmente anche rifiutarle tutte, diritto che deve essere garantito anche quando avessi perduto la mia possibilità di esprimermi in merito. E questo al fine di evitare l’applicazione di terapie che non avessero altro scopo di prolungare la mia esistenza in uno stato vegetativo o incosciente e di ritardare il sopravvenire della morte.

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