20080227

Dolores La Chapelle «la gioia è la risposta a chi ama quando riceve da ciò che ama» Pieper - In sintonia con il mondo. «Questa è la gioia che noi proviamo quando sciamo nella polvere. tutto questo è un dono per noi; proprio allora, in quell'esatto momento! Questa proprompente gratitudine è ciò che produce quello stupido e sciocco sorriso che appare sulle nostre facce quando ci troviamo alla base di quella discesa in neve polverosa . E tutti siamo sempre d'accodo nel dire che in nessun altra situazione ci è mai capitato di vedere quello stesso sciocco sorriso. [...] Ognuno sperimenta in quel momento la bontà universale della natura.». da Dolores La Chapelle, Polvere profonda
Anche le turbine eoliche si possono rompere... via ecogeek.org

20080202

Piove, devo scrivere degli articoli ed ho ancora un po' di influenza... insomma davvero non gira. Se mi prende lo sghiribizzo faccio le pizze fritte, quelle fatte con la pasta di patate. Le faceva una mia prozia (Zia Pina) in quel di Bussoleno, friggendole in una vecchia padella tutta nera, sul putagé... erano buonissime, una vera leccornia. Non ho la ricetta da dare perché di solito le faccio "a occhio". In media una patata non troppo grossa a persona ed un panetto di lievito di birra. Si lavorano le patate bollite con la farina e lo lievito finché la pasta non rifiuta la farina. Lasci a lievitare per 2 ore. Dovrebbe raddoppiare di dimensione. Friggi la pasta in pizze larghe come il palmo di una mano, se è venuta bene si gonfiano come panini :-) Si condiscono con un sugo rosso molto semplice (aglio, olio, conserva di pomodoro, meglio se fatta in casa, origano e sale) e poi ci metti sopra una bella manciata di parmigiano misto a pecorino. Meglio lasciarle in una casseruola, disposte in modo da non toccare la parte insugata a vicenda e tenerle in caldo nel forno... le migliori sono quelle insugate sotto e sopra... :-) ah, dimenticavo, servono le patate "vecchie" per fare questa ricetta, perché serve molto amido ma poco l'umido della patata... (sembra uno scioglilingua). Dopo zia Pina, suo figlio Bruno ha continuato a cucinare le pizze per parenti ed amici (da piccoli lo chiamavamo "patata"), ma ora anche lui se n'é andato.