20120722

La numerologia non è tutta fuffa

del come essere licenziati in tronco senza contratto

venerdì 13 luglio, giornata di lavoro intensa, prima un audit energetico veloce al B4 di Padova: rimango incantato dagli occhi verdi della maitre d'hotel e costernato di fronte alla configurazione impiantistica pensata (e, purtroppo, realizzata) da un termotecnico fantasioso.
Nel pomeriggio presentazione di un report di metering mensile al Quid Hotel di Mestre, presenti tutti quelli che contano. A metà presentazione mi dicono che i dati di consumo non tornano, sono sballati di molto (almeno 35% a occhio e croce): non so cosa dire, sono preso alla sprovvista, nessuno ha ricontrollato i miei calcoli e devo reagire. Ci provo spostando l'argomento e rimandando ad una verifica successiva. Sul treno del ritorno rimetto in ordine gli appunti di Padova e scopro l'errore nella query di acquisizione dati del Quid, mi sono perso un 10% per strada, ma questo ancora non risolve l'erro di stima rispetto ai consumi reali.
Vabbè ci penserò lunedì. Week end pensieroso con i parenti in valle d'Aosta.
Lunedì mattina sono a verificare i problemi insorti con il fornitore del software, ok, verifichiamo che ci sono dei problemi sui dati. Con vari confronti incrociati arriviamo a stimare un errore del 27,3% in difetto sui dati di consumo: in parte il valore è giustificato dalle perdite di trasformazione MT>BT in parte no, deve essere proprio un errore di misura indotto in fase di installazione.
Il pomeriggio rimetto in ordine i calcoli e la query sui dati, a sera mi incontro con il responsabile di divisione (si fa per dire, siamo 3 in tutto: lui assunto, io par-time, uno stagiaire) che mi assicura, a voce, del contratto fino a settembre alle medesime condizioni. Invero il contratto al 16 luglio ancora manca ma, sulla parola, ho comunque continuato a lavorare come ho fatto nei 9 mesi precedenti.
Martedì 17, sono di nuovo in ufficio a provare a risolvere gli errori di impostazione dell'elaborazione dati. Meeting interno a quattr'occhi con il responsabile che mi comunica il "licenziamento" seduta stante. Si è dovuto rimangiare la parola data il giorno prima, il "capo" ha stabilito così.
Mi sento preso in giro, dentro di me sentimenti di rivalsa, vendetta, autodistruzione, ira, depressione: un mix che calmo come posso. Lavoro ancora qualche ora per chiudere gli ultimi incarichi e, contemporaneamente, inizio a cancellare account dal blackberry e dal computer.
Alle 17 sono già a casa, amareggiato, abbacchiato, tradito da quel Carlo, a capo della società, che mi aveva chiamato convincendomi della bontà del progetto, che questa volta era diverso (con lui era già andata male altre due volte, per colpa sua, le società erano state chiuse o smembrate). Invece, da lui né una parola né un cenno: segato dal suo tirapiedi, manco fossi il lavapiatti di un ristorante.
Con qualche consiglio di amici accorti e fidati scrivo una lettera di fuoco per provare, almeno, che l'errore non è tutto mio e che caricarmi di tutta la responsabilità non è corretto, ma sono parole al vento.
Mercoledì 18 mattina chiudo l'ultimo report (quello dell'hotel di Padova), cancello i files dal portatile, salvo qualcuna delle tante presentazioni che ho fatto in questi nove mesi e me ne vado.
Solo ora penso che avrei potuto prendere il portatile, almeno a garanzia del pagamento di questi 18 giorni di Luglio, almeno il telefono per chiamare i contatti ed avvisarli del repentino cambiamento, invece ha prevalso l'amarezza, non ho lasciato spazio ai calcoli che avrei dovuto e potuto fare.
Notte agitata di draghi e fantasmi.

Piccolo bilancio:
1. mi sono ancora lasciato fregare dalla convinzione che le persone rispettino gli altri;
2. se possibile d'ora in poi, non muovo un dito senza un contratto (facile a dirsi, ma poi...);
3. nessuno della società a detto una parola o si è fatto vivo, a parte il responsabile, con una mail su LinkedIN (rimorsi?): vale sempre più la regola che sul lavoro non ci sono amici, questo lo sapevo già ma questa è stata la prova del 9;
4. nonostante il punto 3. ho conosciuto un esterno alla società, una persona amica e accorta che, spero, rimarrà tale ancora in futuro;
5. pararsi il culo, sempre e comunque;
6. forse il ridotto compenso, lordo, in P. IVA con impegno di 3-4 giorni la settimana ero un insulto, idem il contratto rinnovato in ritardo ogni 3 mesi con nuove scuse.

Adesso bisogna rimboccarsi le maniche, rifare il giro dei contatti, trovare nuove idee e attingere al buono che si è imparato negli ultimi mesi.



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