20160718

Siria e studioazzurro

20160716

A milano c'è, fino a metà settembre, una mostra antologica sullo "Studio Azzurro" il collettivo di artisti che ha portato in Italia il concetto di immagine sensibile. I loro lavori da 1982 ad oggi sono caratterizzati da uno studio meticoloso dell'impatto visivo e della concezione tecnologica dell'opera. Dapprima più accostabili alla video arte poi sempre più opere concettuali, trasposizione di altre opere o di situazioni, inserite in mostre ed eventi. Un bel percorso per un collettivo molto attivo e ormai riconosciuto a livello internazionale.


Non starò qui ad elencare le opere o le trasformazioni che più mi hanno colpito, però il crescendo arriva al gran finale della mostra con due opere che illustrano due realtà a me care. Lultima opera rappresenta bene lo spirito di accoglienza di Milano, con le piccole storie di emancipazione e accoglienza che questa città sa generare, spesso senza tanti clamori. La penultima opera, invece, raffigura sei diversi luoghi della Siria, e la poesia introduttiva porta immediatamente alla guerra, alle terribili immagini che Nino Fezza mette su internet e a un paese completamente distrutto in pochi anni.

KHALED SOLIMAN -ALNASSIRY

DIARIO DI UN UOMO DIETRO LA FINESTRA

1.
Dietro alla finestra che s'affaccia sul mondo, siede un uomo che cerca la propria memoria:
ma la memoria, ora, è colpita da manganelli e pallottole,
che memoria forata e tumefatta avremo!

La memoria è maschile e femminile, si sposa e genera,
ma oggi quando concepisce un bambino,
nasce morto,
vedremo un corpo livido, lucido,
sulle labbra vedremo la stessa patina viola del grano lasciato nel campo per quarant'anni.
Vedremo gli uccelli del malaugurio beccare il corpo del bambino, lasciato in preda al vento.
Mentre noi udiremo distintamente lo scricchiolio ogni volta che ci siederemo nelle notti estive.
Vedremo pure i passanti riposare nei pressi del corpo del bambino,
appoggiare la schiena su di lui,
fumare una frettolosa sigaretta
che poi molto lentamente spegneranno sul suo corpo
e se ne andranno.
Verranno pure le iene a divorare il suo corpo e poi se ne andranno.

(Il 27 maggio 2011 è stato diffuso un video che mostra il cadavere mutilato del bimbo Hamza Al Khatib della città siriana di Daraa. La salma era gonfia nonostante i numerosi fori, e i genitali erano stati recisi).

O Hamza, come fai ad essere così gonfio, così lampante
nonostante tutti quei fori?
Che memoria forata e tumefatta avremo!
Che memoria evirata avremo!



2.
Dietro la finestra che s'affaccia sul mondo, siede un uomo che cerca la propria memoria:
anche se la finestra è virtuale,
gli uccisi sono reali.
Di mattina quando esce a camminare,
nell'aria si aprono molte finestre, gli uccisi che ne escono terrorizzano l'aria, rapidi se ne vanno, nello spazio si sente uno scricchiolio:

(gli studiosi palestinesi concordano che lo scricchiolio: è il suono emesso da chiunque sia deportato o costretto a migrare o ucciso. Si manifesta in due circostanze: durante la deportazione, o quando si siede a ricordare).

Quale memoria avremo senza ieri,
mentre ieri tutti loro
sono stati deportati,
se ne sono andati,
andati,
hanno portato via le nostre mattine lasciando la loro memoria cantare,
ci hanno lasciato invisibili cantori
e noi non possiamo che ascoltare questa schiera di cantori che hanno trasformato le nostre città in canti che 
rimpiangono la loro partenza,
le case: sono il gemito di madri che ricordano.
Gli uomini: melodie che mormorano i nomi di coloro che se ne sono andati.
Le donne: flauti che cercano invano di rendere dolce la partenza.
Gli alberi: melodie che s'innalzano e a volte si domandano incerte: come se ne sono andati?
A volte ripetono come pronunciando una sentenza: sono partiti, partiti, partiti!
Così i misteri si infittiscono in noi che ascoltiamo tutto questo partire.
In questo momento c'è un altro che parte, e dal vuoto che lascia soffia un'aria che sferza la città:
i grandi viali: sono flauti che contano i luoghi dove non sono ancora passati.
I vicoli: sono flauti più piccoli che contano i luoghi che hanno lasciato.
I rioni: parlano della loro partenza.
I viottoli: indicano le strade del ritorno a casa,
ma la casa viene demolita sulla testa di chi la abita,
insieme alla strada,
mentre noi ascoltiamo tutto questo partire,
in città risuona la tromba che annuncia un nuovo esodo.
Le piazze: sono fanfare in cui i soldati soffiano, i soldati sono l'eco di fanfare più grandi dove le tombe soffiano.
Gli edifici piccoli sono tamburelli che vengono percossi, quelli grandi sono cembali che battono, la gente parte
come melodie e in città la morte danza nuda senza pudore né vergogna.

Repentina, dal cielo, giunge una gran voce,
il sole è una grancassa che le vittime percuotono per salutare chi rimane,
ma a rimanere siamo noi che
ascoltiamo tutto questo partire.

Ascoltiamo e ricordiamo,
ma la memoria, ora, è colpita da manganelli e pallottole,
che memoria forata e tumefatta avremo!

Anche la memoria canta,
ma quando canta le tagliano la gola e la gettano nel fiume.

(il 9 luglio 2011 è stato trovato il corpo del cantante siriano Ibrahim Al Qashush gettato nel fiume Aassi. Il cadavere era gonfio nonostante un grande foro nel collo, la gola del cantante era stata tagliata).

Ma se la gola della memoria verrà tagliata e gettata nel fiume,
il fiume canterà...

.........................


Che memoria scricchiolante avremo!

[Traduzione dall'arabo di Fawzi Al Delmi]

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